Spazio Liga

SpazioLiga: la crisi del Levante

Paco Lopez, licenziato dopo quattro anni.

Antefatto

Solitamente una crisi presenta uno sviluppo latente prima di esplodere, una crescita sotto pelle, quasi inintelligibile che poi deflagra in maniera inarrestabile.

Nel caso del Levante invece abbiamo il minuto esatto in cui si è scatenata la carestia agonistica de la la granotas.

Berenguer fredda il Levante.

4 marzo 2021, minuto 112 della semifinale di Copa del Rey. L’Athletic Bilbao mette a segno il definitivo 1-2 con l’ex Torino Berenguer e si guadagna l’accesso alla finale.

I valenciani avevano da poco fatto la pelle all’Atletico capolista, navigavano tranquillamente a metà classifica, già salvi, facendosi anche beffe dei rivali cittadini costretti a barcamenarsi nella lotta salvezza.

Il Levante di Paco Lopez aveva trovato la quadra offensiva con un terzetto tutto strappi e dinamite, composto da El Comandante Morales, Roger Martì è il giovane De Frutos.

Martì esulta.

Dall’uscita di scena in coppa i rossoblu porteranno a casa solo altre due vittorie in campionato, il derby di Valencia e la sfida con l’Elche, ma è chiaro che la squadra avesse già completamente staccato la spina vista l’assenza di obiettivi stagionali.

La stagione 21/22

Se le partite finissero cinque minuti prima il Levante avrebbe iniziato la Liga battendo Cadiz, Real Madrid e Rayo Vallecano, collezionando dieci punti nelle prime cinque uscite stagionali.

Una classifica del genere potrebbe far ben altra impressione ai tifosi Granotas, ma come recita il detto “non è finita finché non canta la cicciona.”

Negredo contro la difesa granota

Mollare il colpo sul più bello, è costato molti punti in avvio di stagione, facendo precipitare il club valenciano in una tremenda spirale negativa.

Dall’inizio della stagione i ragazzi di Paco Lopez non hanno ancora collezionato una singola vittoria, alternando sconfitte anche brucianti (1-0 a Maiorca, 0-2 casalingo con il Celta) a scialbi pareggi (0-0 casalingo con il derelitto Getafe, oltre alle beffe con Rayo e Cadiz).

Dopo dieci giornate Morales e compagni occupano la penultima piazza, con la miseria di cinque punti accumulati.

Ovviamente la classifica è ancora corta, bastano un paio di vittoria a raddrizzare la situazione, ma preoccupa l’umore funebre e la mancanza di fiducia che aleggia sul Ciudat de Valencia.

Baba abbatte i pipistrelli.

La testa del pipistrello

Ovviamente quando ci sono queste crisi profonde e incisive la dirigenza deve cercare di trovare soluzioni immediate.

Quico Catalan, numero uno rossoblu.

Il presidente Quico Catalan, dopo aver sostenuto Paco Lopez fino al pari insipido con il Getafe, si è trovato nella necessità di dare una scossa all’ambiente.

Alla guida del Levante ora c’è Javier Pereira, sconfitto all’esordio a Siviglia, per lunga parte della carriera secondo in comando nelle sue diverse esperienze, ha agito da primo allenatore solo con Badajoz, Alaves ed Henan Songshan, non un curriculum da primo della classe.

JP ritorna a Valencia.

Al solito l’allenatore paga per tutti, prendendo su di se colpe anche di dirigenza e dei calciatori.

La chiusura di stagione scorsa a marce ultra ridotte forse avrebbe dovuto far riflettere il club se continuare con il buon Paco Lopez. L’ormai ex allenatore granota aveva dato tanto alla causa, ma il suo ciclo sembrava aver raggiunto la sua fisiologica fine.

Buoni e cattivi

Con un mercato caratterizzato da una situazione economica quanto traballante non si sono potuti vedere grossi rinforzi in maglia rossoblu.

I due colpi principali sono stati sicuramente Roberto Soldado, arrivato da Granada, e Shkodran Mustafi a parametro zero, uomini che avrebbero dovuto portare gol, solidità ed esperienza ad una rosa pressoché invariata.

Pessimo inizio per Soldado.

Inutile dire che questo primo scampolo di stagione boccia in maniera chiara entrambi i veterani, con qualche attenuante in più per il tedesco.

La vecchia guardia pare essere quella che regge il botto a Valencia.

El Comandante

El Comandante Morales veste sempre i panni di leader carismatico e tecnico, con già quattro reti all’attivo, ma ormai non ha più la forza atletica per trascinare da solo il club.

A dargli manforte dovrebbero essere i sodali di sempre: Martì e De Frutos.

Il primo pare soffrire della sindrome di Gaetano d’Agostino, dopo essere stato accostato a Barcelona ed altri club medio grandi sembra avere la testa ancora sul possibile passaggio in una società più blasonata, con il rendimento in campo che pare colato a picco. Non solo la penuria di gol, solo 2, ma sopratutto assenza della fame e della dinamicità che ne aveva contraddistinto la scorsa stagione.

Rivelazione dello scorso campionato,

De Frutos è un giocatore dagli scampoli strepitosi, momenti di genialità pura a cui però fanno seguito lunghe pause. L’inizio di stagione è stato veramente pessimo per il ventiquattrenne che deve confermare le ottime impressioni date nella scorsa stagione.

Nel marasma e nell’apatia generale si salva sicuramente Aitor Fernandez, più convincente di Cardenas a cui pare aver strappato i galloni da titolare.

Aitor

Quando si è vista assieme la coppia difensiva Vezo-Mustafi può far ben sperare, sebbene non sia fra le più mobili della Liga, ma preoccupa molto il rendimento dei laterali Miramon e Clerc da chi ci si attende molto di più.

Avrà più spazio il martinicano Malsa, non un fenomeno, ma un ottimo faticatore della mediana che ha saputo dare la scossa quando chiamato in causa.

Melero, veterano granota.

Benino anche il solito Melero, una garanzia di rendimento, anche se non si attendono grandi invenzioni da parte sua.

Desaparecido il folletto macedone Enis Bardhi, dal suo ritorno a pieno regime post infortunio e dal suo recupero può dipendere buona parte della stagione granotas, anche a causa dell’assenza di Josè Campaña.

Lungo degenti del Levante.

Si sono ormai perse le speranze di recuperare il montenegrino Vukcevic, pagato dieci milioni di euro nel 2018, ed ormai sempre più ai margini del gruppo sia per gli infortuni che per atteggiamento.

Prospettive

Come scritto in apertura questo gruppo con un pizzico di fortuna avrebbe una classifica completamente diversa, è bene però ricordare che la fortuna va incoraggiata, perché ad oggi, nonostante le fastidiose lesioni di uomini chiave, i valenciani paiono poco propensi a cercarla la sorte.

Brais sentenza.

Il campionato è ancora lungo, bastano una manciata di risultati positivi per ritornare a galla, ma più passa il tempo e più la depressione al Ciudat de Valencia diventa cronica.

Il cambio allenatore era un atto dovuto, l’esordio di Pereira con uno scoppiettante 5-3 al Sanchez Pizjuan ha evidenziato come la squadra abbia valori tecnici indubbi, ma al contempo enorme fragilità difensiva.

Rubén Vezo predica calma

Le sfide a venire saranno molto dure.

L’Atletico Madrid è il campione in carica e non ha intenzione di abdicare lasciando punti per strada. Il Granada è un ostacolo tignoso, ha fatto punti a Siviglia e a Pamplona e non intende fare concessioni a un avversario diretto per la salvezza; così come non ne farà L’Alaves, in gran spolvero dopo la doppia vittoria fra Elche e Cadiz.

A metà novembre sapremo molto di più sul futuro de las granotas, ma quel che è certo è che a Valencia serve riattizzare il fuoco agonistico visto durante la prima metà della stagione scorsa, ritornare alla squadra che volava sulle transizioni rabbiose delle sue ali e che sapeva impallare con la propria energia e dinamismo anche l’ingranaggio più perfetto.

Non tutto è perduto, ma il tempo inizia a stringere e la concorrenza è agguerrita e feroce. Nessuno regalerà nulla al Levante, Morales e soci dovranno conquistarsi la salvezza punto dopo punto, facendo leva su un rinnovato entusiasmo e una maggiore solidità.

La tifoseria Granota.

Stefano Follador

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