Da un'altra angolazione

CORSI E RICORSI FORSE STORICI

Il ferro va battuto quando è caldo, come si dice. Nello sport, nello spettacolo, in politica, ovunque. Antonio Di Pietro, per fare un esempio, è uno che aveva il paese in mano, venti anni fa, ma non battè il ferro quando era caldo, appunto. Poi, per citare sempre quel gran saggio di mio nonno, dall’averlo in mano all’averlo in c**o è questione di un attimo.

Un altro che si è distinto in questa disciplina è Max Allegri. Si, esatto. Nel 2017, dopo la sconfitta contro il Real, Max aveva la Juve in mano: tre anni, tre scudetti e tre coppe italia, due finali di champions con una squadra di livello medio-alto ma non altissimo, una finale negata dall’arbitro e da Evra. Era sotto contratto fino al 2018, avrebbe potuto andare da Agnelli, sbattere i pugni sul tavolo e chiedere due o tre campioni per compiere il definitivo salto di qualità. E quasi sicuramente Andrea avrebbe esaudito la sua richiesta.
Aveva rigenerato una squadra che qualcuno definì bollita, con pezze e fil di ferro, accontentandosi di giocatori di livello medio, inutile ricordarli, aveva tutti o quasi dalla sua parte. Invece scelse la via politica: alla Juve stava bene, vinceva facile, guadagnava bene. E, soprattutto, da buon addomesticatore di giornalisti, si era creato un personaggio su misura, quello del livornese verace sempre con la battuta pronta. Probabilmente era convinto di rimanere per altri dieci anni, ma le cose sono andate diversamente.

E’ stato bravo, ma non rimpiangiamolo eccessivamente. Viene santificato perché ebbe il coraggio, leggo, di affermare che la squadra aveva bisogno di 6/7 innesti di livello, un anno fa.
No, cari amici: comodo fare il rivoluzionario quando sei già stato defenestrato, quando la società di ha praticamente già dato il benservito. Avrebbe dovuto dirlo uno o due anni prima, quando aveva da rimetterci.

Sulla parentesi Sarriana mi pare inutile continuare a flagellarsi: Sarri è uno senza mezze misure, si va dall’agiografia alla distruzione sistematica. Ricordo solo una cosa, casomai per i lettori più giovani: nel 1986 Berlusconi rilevò il Milan ingaggiando Sacchi, un allenatore giovane e rivoluzionario, all’epoca. Nella squadra ci furono sgomento e perplessità, giocatori affermati che venivano redarguiti e presi a male parole da un allenatore sconosciuto. Un giorno Berlusconi irruppe negli spogliatoi, convocò tutti e disse, letteralmente: “questo è l’allenatore che ho scelto, chi lo vuole seguire lo faccia, chi non se la sente venga da me, troveremo una soluzione, il Milan non è l’unica squadra del mondo.”

Ecco, chi vuol capire capisca. Un fallimento ha sempre delle radici marce, se i primi a non credere al progetto sono dirigenti e proprietà inutile spenderci altre parole.

Adesso c’è Pirlo. La persona mi piace, il tecnico non posso giudicarlo. E’ evidente che si stia ricreando il vecchio zoccolo duro della Juventus di Conte. Pare il nostro destino, quelli che se ne vanno tornano l’anno dopo, prendiamone atto. Negli anni ’70 i giocatori del Corinthias, guidati dal dottor Socrates silurarono diversi allenatori e imposero l’auogestione, con eccellenti risultati, tra l’altro, quindi può essere un esperimento proponibile.

A una condizione: che ognuno si assuma le sue reponsabilità. Hanno fatto cacciare Sarri, a questo punto, se ci saranno altri problemi di gestione da Agnelli, il prossimo anno, mi aspetto un drastico repulisti. Vedere Buffon dare indicazioni tattiche non è il massimo, ma posso accettarlo, se la squadra funziona bene, in base alle sue potenzialità.

Altrimenti, per me, si torna all’anno zero: si tira una riga e si ricomincia, a costo di stare due anni senza vincere nulla. E si ricomincia senza senatori, in campo e fuori…

Enrico Tordini

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